Un territorio nuovo,
tra arte e lavoro

ALT, storia di un’immaginazione

ALT Arte Contemporanea nasce da una visione, quella dell’imprenditore e appassionato d’arte Fausto Radici, che ha solleticato l’immaginazione di Tullio Leggeri, architetto e collezionista (scopri di più ). Entrambi hanno desiderato e lavorato alla riqualificazione del vecchio stabilimento Italcementi di Alzano Lombardo, risalente al 1883, acquisito all’inizio degli anni Duemila in fase di degrado avanzato e riaperto il 27 giugno 2009 come museo d’arte contemporanea e spazio multifunzionale..

ALT è il frutto della comune passione per le forme espressive contemporanee, guidata dalla ricerca del bello e dalla (ri)lettura innovativa, laterale, di uno degli impianti industriali più significativi dell’intera provincia di Bergamo. Un edificio monumentale, per decenni centro produttivo nevralgico per il settore edile e in cui hanno lavorato centinaia di persone, che oggi ospita uno sguardo ‘altro’ sulla realtà - quello dell’arte - senza aver rinunciato alla sua architettura originale e alla sua eredità storica.

ALT è una preziosa collezione di opere che coprono tutto il ‘900, con le sue avanguardie e il passaggio al secolo successivo, quello del nuovo millennio. Duchamp, Calos e Balla interagiscono con Cattelan e Wiharso, ma soprattutto con gli archi e le mura dell’ex opificio, dando vita a un’atmosfera unica, in cui le fondamenta della storia locale (il lavoro, la terra della Val Seriana e i suoi volti) si immergono nel presente prossimo, sempre futuribile, dell’arte di ultima generazione.

Le sale della vecchia fabbrica, che coprono una superficie di 3.500 mq, ospitano oltre 300 tra dipinti e installazioni: l’accesso è libero e gratuito. Il restauro dell’edificio ha seguito una regola imprescindibile, quella della sua reversibilità: uno studio approfondito del fabbricato ha permesso di intervenire in modo cosciente, con l’aggiunta di piani, materiali e strutture che, nella loro dissonanza, si mescolano in modo naturale e sono completamente removibili. La struttura originaria non è stata modificata, ma implementata.

Gli spazi sono stati preservati e resi più versatili con la creazione di architetture non invasive, che ne garantiscono una fruizione differente. L’intervento sull’edificio pre-esistente è stato filologico, così da mantenerne il carattere irripetibile e il suo portato storico-emozionale. Il risultato è un ambiente nuovo, un ponte tra passato, presente e futuro. Una possibilità alternativa di raccontare l’arte contemporanea e l’industria, le possibilità dell’architettura e l’apertura a differenti linguaggi espressivi.